Le case discografiche, abbastanza incredibilmente dal mio punto di vista (forse non le conoscevo abbastanza bene o forse le sopravvalutavo) hanno mancato completamente l’onda. Dico che le sopravvalutavo perchè in fondo sono stato in dei luoghi dove comunque è vissuta, cresciuta, maturata e nutrita una certa creatività nel senso che la musica, tra tutte le forme di comunicazione degli ultimi 30-40-50 anni, è stata sicuramente la più interessante, la più vivace, la più trasgressiva, psichedelica .......Quindi sono rimasto un poco sorpreso che non abbiano proprio capito. Quando poi invece , l’iPod di Steve Jobs, quindi Apple, quindi società informatica, ha fatto tutto quello che ha fatto, ho capito qual'era il problema, che una cosa è la creatività per fare dei prodotti e marketizzarli nei canali conosciuti, un’altra cosa è invece adeguarsi, adattarsi a un sistema completamente nuovo, capirne in fretta le potenzialità e usarlo a proprio vantaggio. Sono due cose molto diverse. Perciò le case discografiche hanno sicuramente mancato una grande occasione, hanno praticamente mancato l’anno zero: si sono trovate da una parte spiazzate dalla pirateria, quindi dalla possibilità di copiare all’infinito, dall’altra parte si sono trovate incapaci di creare una forma di distribuzione alternativa e nuova, tanto è vero che l’ha creata per loro un informatico. Tant’è vero che ora il vero padrone della musica in questo momento.... adesso forse esagero... però è paradossale che sia Steve Jobs .......e questo fa un pò ridere..... è come se il padrone della musica fosse stato il sig. Sony che aveva inventato per il figlio il Walkman..... però il Walkman era solo un sistema di riproduzione.... Questo è un sistema di distribuzione quindi è molto importante da un punto di vista industriale.
Penso che fondamentalmente ogni tecnologia porta con sè un rischio, un rischio di carattere completamente diverso...... questo ha portato un rischio industriale nei confronti del copyright, ed ora lo sta portando anche nell’industria cinematografica Non l’ha portato nell’industria libraria perchè ovviamente il supporto si presta molto poco ad essere copiato e quindi ridistribuito. Quindi, dato il sistema e data la possibilità tecnica di fare quello che hanno fatto i vari Napster ecc... , ci sono due maniere di combatterla: la prima passa per le aule dei tribunali.... ed infatti Napster ha fatto la fine cha ha fatto, è stato chiuso e poi riaperto peraltro con molto meno successo di prima, evidentemente, essendo a pagamento. Dall’altra parte però, io ritengo sia giusto tutelare coloro che scrivono canzoni, nel senso che è giusto tutelare coloro che hanno un talento per inventare qualcosa che non c’è, che dà soddisfazione, che crea un mercato, che dà piacere alla gente ecc... io trovo che una forma di retribuzione ci debba essere. Conosco bene i meccanismi del mercato di adesso, la maggior parte dei cantant, essendo diminuite le vendite, guadagnano più sugli spettacoli dal vivo. Se tu sei in classifica, sei più popolare, si sente di più la tua musica ed è chiaro che tu fai più serate. Detto questo però , è evidente che si sono persi 5 anni nel cercare di bloccare queste cose senza invece fare una strategia alternativa nuova per il nuovo millennio.
Io credo che quello che le case discografiche potrebbero offrire maggiormente è una sorta di senso di appartenenza legato a un gruppo o piuttosto che a un cantante, a una situazione musicale o un’etichetta discografica. Se tu guardi molta delle pubblicità delle compagnie telefoniche è basata sul senso di comunità, cioè: “venite da noi che vi forniamo tutta una serie di cose”, le case discografiche avrebbero dovuto fare la stessa cosa, sia come casa discografica che come distribuzione del singolo artista. In alcuni casi è stato fatto.... ma molto poco. L’ha fatto Bowie, o Prince, ma per conto loro.
Avrebbero dovuto creare dei poli d’accesso per coloro che compravano i dischi, in maniera tale che il disco diventasse in realtà un biglietto d’ingresso al Luna Park , nel senso che tu entravi ed avevi il disco, il dietro le quinte, altri pezzi, un contatto con l’artista....ecc... Avrebbero dovuto creare un meccanismo del genere, secondo me. Un meccanismo che desse a chi si avvicinava al prodotto discografico ( pagandolo una cifra esorbitante perchè, a parte l’Inghilterra dove però il costo della vita è molto più alto, io non conosco nessun altro paese dove i cd costano così tanto). In America, a parte il dollaro favorevole, costano veramente il 30% in meno ed in altri paesi anche più del 30 %. Comunque, un biglietto di ingresso per entrare in una comunità, cioè per entrare in un mondo dove il tuo artista non era semplicemente quello che cantava 12 canzoni ma che in qualche maniera apriva un pò le porte del suo mondo meno pubblico. Su questo aspetto le case discografiche hanno lavorato molto poco, poi si..... ci sono anche altre cose, ma ora non vorrei prendere il posto di un direttore marketing di una multinazionale....... ci sono altre cose che loro potrebbero fare per spingere la gente a comprare musica. Comunque adesso ne frattempo mezzo mondo ha l’iPod, mezzo mondo compra da iTunes quindi ....son contento per la Apple e per i suoi introiti, però devo dire che la discografia ha mancato proprio il treno..... adesso il treno grosso è un pò passato, si possono prendere dei treni minori, ma quello grosso è andato....